GABRIELLA DI VENANZIO SALVIONI
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"All'interno della sua produzione viene riservato uno spazio privilegiato e preponderante alle cattedrali, quale ne è il motivo?":
Amo molto la misurata semplicità delle nostre chiese romaniche che ho frequentato fin da piccola al seguito di mio padre fotografo e la serena maestà di quelle gotiche, soprattutto francesi (Chartres, Amiens, Reims, Rouen...), che ho imparato ad apprezzare negli anni della mia formazione universitaria a Parigi, alle quali grandi scrittori quali Chateaubriand, Hugo, Huysmans, Péguy hanno dedicato bellissime pagine. Mi hanno conquistato il loro slancio mistico verso il cielo, la penombra degli interni, che riappacifica l'uomo con se stesso ed incitano alla contemplazione ed alla preghiera, lo svavillio delle vetrate istoriate dai colori vivaci. Le amo per la loro creatività gioiosa e per la fantasia delle decorazioni. Mi piace pensare alla loro costruzione "corale" a cui i nobili partecipavano con elargizioni in denaro ed il popolo "portando pietra su pietra", come dice Jacques Prevèrt, dalla vicina cava. Immagino le sacre rappresentazioni che si svolgevano sul loro sagrato, antesignane di quello che sarà il teatro futuro. Lei sa bene che quasi sempre vicino alla cattedrale sorgeva un ospedale e spesso anche l'università. Come vede lo slancio mistico non escludeva la ricerca del sapere e la cura del corpo. C'è in tutto questo un'armonia che dovremmo riconquistare.
"Perchè usa svariate tecniche? Quali di esse le sono più congeniali?"
Dipende dal momento e da ciò che "ditta dentro", L'idea della forma si sposa al contenuto di ciò che voglio narrare. Non potrei certo trattare la storia dei pastori e della transumanza con la stessa tecnica usata per le cattedrali dai riflessi preziosi.
Altera e pallida, la cattedrale, svettante nel cielo, innalza le sue due torri al centro di questa città, crollata dappertutto, ma piena di gente attiva. Il sole del rosone, sebbene privo delle sue sfumature, abbaglia ancora gli ammiratori.
I fantasmi dei santi, delle sante, dei re, appaiono sempre in folla nei timpani dei portici, in tutti i piani delle ampie facciate, sulle gallerie esterne, nelle nicchie dei pinnacoli.
Parecchie di queste immagini resteranno mutilate dal ferro, corrose dal fuoco senza tuttavia che sia
distrutta la vita profusa, di cui l'arte del medievale seppe popolare in modo intelligente gli spazi delle pietre. Sorriso della Vergine, estasi dei veggenti, nobiltà dei principi, malizia dei pescatori, eloquenza dei vescovi, semplicità delle pie donne; la maggior parte sopravvive dopo il cataclisma
che si era prefisso di abolirli.
Non si è mai avverato meglio quanto Cristo predisse all'apostolo fondatore: "tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno su di essa".
In effetti esse non prevalsero in alcun modo. Se la fiamma degli incendi
ha corroso e quasi cancellato numerosi atteggiamenti diversi, se lo scoppio dei proiettili hanno decapitato molti angeli, amputato i gesti di implorazione e di accoglienza, strappato i vestiti delle vrgini, cancellato le ali degli angeli nunzianti, sbriciolato colonne a rotto degli archi. Tuttavia tutte
le esistenze dei messaggeri celesti, dei personaggi biblici e degli evangelisti restano evidenti, anche dopo il martirio subito. Esse additano alla riprovazione dei secoli il delirio dell'inferno scatenato ben cinquantadue volte contro l'imperituro capolavoro concepito dalla fraternità cristina, all'apogeo della sua arte. (Paul Adam 1862-1920)
Gabriella Di Venanzio Salvioni
P.za S. D'Acquisto, 6 65126 Pescara
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